Per la mia esperienza, quando ho installato Fedora poi me la porto dietro aggiornandola alle nuove release finche’ (1) muore il pc/l’hardware diventa troppo obsoleto per le nuove release, o (2) durante un salto di versione o durante aggiornamenti di pacchetti “strani” si inchioda talmente male da dover richiedere una reinstallazione (cosa sempre piu’ rara, non mi succede piu’ da anni).
A quel punto preferisco reinstallare con una netinstall partendo dall’ultima release supportata.
Per le poche installazioni che faccio una netinstall + quei due comandi per installare rpmfusion & co bastano per tornare produttivi; fare il passaggio Fedora “liscia” -> remix -> installazione, penso sia piu’ “oneroso” dal punto di vista del tempo che fare quelle due operazioni a mano su una Fedora fresca.
Per ambienti di sviluppo/di produzione ho sempre usato centos base, e a quel punto quando si ha piu’ di una macchina da gestire si va di script consolidati nel tempo o IaC (ansible, salt, etc), e i server vengono “spersonalizzati” ancora di piu’. Mi e’ capitato un paio di volte di mettere mano a dei kickstart, ma era per fare operazioni veramente minimali, ad es per installazioni automatizzate di rete o server in ramdisk.
Penso pero’ che poter creare una distro personalizzata partendo da un kickstart sia qualcosa di sempre utile, e non penso verra’ abolito come sistema.