salve,
mi inserisco nella discussione semplicemente perché ricordo che molti anni fa il posto dove lavoravo utilizzava questi backup su nastro magnetico.
Ogni tot (non ricordo se a fine giornata oppure con una scadenza programmata dal sistema quando non c’erano operatori ai terminali) partiva questa archiviazione: serviva per scopi di sicurezza sui dati (cioè, per non perdere i dati in caso di guasti gravi al sistema e/o ai dischi), ma le cassette (o forse si chiamavano ‘cartucce’…) erano a rotazione. Cioè: il giorno 1 veniva usata la cassetta 1, il giorno 2 la cassetta 2 e così via; non so quante ce ne fossero in tutto (non ero io a occuparmi della procedura), ma suppongo che dovessero essere almeno 4 o 5, e quando era stata utilizzata l’ultima, veniva sovrascritta la prima e così via.
Questo mi fa pensare che bisognerebbe avere un’idea abbastanza precisa del volume di dati da archiviare. Non so che capacità abbiano tali cassette, ma se il backup è di tipo statico, il volume di dati non può che aumentare col tempo e quindi potrebbe essere scomodo (o impraticabile???) suddividerlo su più supporti.
Non mi pare che poi sia mai servito fare un restore, ma immagino che sarebbe stato un processo piuttosto lungo.
Quindi concordo con le perplessità di fondo di bebo-sudo, a cominciare dal costo, ma anche per la ‘maneggiabilità’ effettiva in un sistema Linux. Aggiungo soltanto che mi sembra una procedura nata in un contesto tecnologico ben diverso dall’attuale, e con ciò intendo dire anche che potrebbe apparire obsoleta rispetto ad altre funzionalità sviluppate, testate e adoperate quotidianamente da chi lavora con sistemi Linux, e che quindi possono adattarsi meglio alle possibili evoluzioni successive di questi ultimi.
CIAO