fedora atomic workstation

salve a tutti :slight_smile:
ho letto su phoronix che dalla 29 di fedora vorrebbero fare anche una versione atomic, cioè con le app slegate dalla base del sistema. Qualcuno sa dirmi meglio cosa significa?che non si dovrà più aspettare un nuovo de (e di conseguenza una nuova versione di fedora) per aggiornare le app di suddetto de?

Tutte le “app” sono applicativi flatpak indipendenti, come arvrai già letto nell’articolo nella https://fedoraproject.org/wiki/Workstation/AtomicWorkstation. Il progetto “atomic” è utilizzato in ambienti di sviluppo dove il concetto il dispiego massivo di applicativi la fa da padrona. Come risalta dalla wiki stessa, applicare lo stesso concetto alla normale “stazione di lavoro” ha senso se si è sviluppatori e si teme che la propria attività possa intaccare altri applicativi di sistema, o ancora se si vuole avviare applicativi potenzialmente problematici per le dipendenze che invocano, come certi giochi (questo si può già fare con flatpak) o ancora per il dispiego di piattaforma produttive in cui si vuole essere certi che un applicativo giri allo stesso modo a prescindere da specificità delle singole macchine (es. si vuole che libreoffice giri sempre allo stesso modo su 10 macchine a prescindere dalle personalizzazioni che gli utenti delle stesse apportano)
In tutto questo si potrebbe argomentare che si perdono i vantaggi di un sistema operativo GNU/Linux “normale”, dove gli applicativi possono utilizzare librerie comuni e dove personalizzazioni dell’utente possono riflettersi in più applicativi. Se non c’è una ragione specifica per ricorrere a questo “esperimento” resterei ben saldo alla tradizionale edizione workstation o a una delle respin.

in pratica èv la famosa idea di fare tutto il sistema in flatpak no?beh non dovrebbe portare il vantaggio a lungo termine di non inzozzare il sistema di dipendenze lasciate indietro?

Senz’altro sarà interessante vedere come progredirà lo sviluppo di questa “variante”, quanto all’inzozzare… dipende da cosa si intende :slight_smile: DNF è efficiente nell’amministrare le dipendenze e si potrebbe argomentare che il non usufruire di librerie condivise segua una mentalità opposta a quanto perseguito finora, forse meno efficiente per un uso “tradizionale”. Un aggiornamento a una libreria condivisa in una installazione “normale” si riflette positivamente e “a cascata” su tutto il sistema operativo e sui suoi applicativi; se al contrario gli applicativi viaggiano ognuno per conto proprio, questi debbono ricevere tutti e autonomamente un aggiornamento per ricevere lo stesso beneficio. Un po’ come accade in altri sistemi operativi… Quanto ai file di configurazione che possono trovarsi nella $HOME o altrove, beh, eventuali applicativi “containerizzati” viaggerebbero ciascuno senza essere intaccati da file di configurazione altrui, ma questo, per quanto apprezzabile in ambienti di sviluppo, potrebbe mascherare sviste e difetti di configurazione nella prospettiva di una pacchettizzazione tradizionale. Ma queste son solo speculazioni, beninteso

si si certo, comunque il progetto è interessante e di certo, mostra che red hat guarda sempre al futuro. Staremo quindi a vedere gli sviluppi e come si comporterà…

edit : e comunque, seppur bisogna ammettere spoileri gran parte della novità che si hanno di versione in versione, il suo vantaggio è quello di non dover sempre aspettare 6 mesi per avere gli aggiornamenti delle app…non è male come cosa…